Il signoraggio è un termine economico il quale comunemente vuole intendere l’insieme dei redditi derivanti dall’emissione di moneta.

Il termine stesso, derivante dal termine provenzale senhoratge (a sua volta derivante del termine seigneur – signore), ha origine antica e riconduce ai vantaggi economici che i signori medievali ottenevano dalla possibilità di coniare le monete in uso.

Lo stesso termine, infatti, ancor oggi nella letteratura economica è quasi sempre riferito ai vantaggi del governo, vedi anche il potere delle banche.

Definizione ed origine del signoraggio

Per meglio comprendere il significato e la rilevanza di questo termine, che sempre più spesso appare nelle pagine economiche dei nostri quotidiani, bisogna quindi necessariamente risalire alla sua origine storica.

In Europa, dal Medioevo fino all’Ottocento, chiunque poteva portare dei materiali preziosi (in genere oro ed argento) per farseli coniare, cioè trasformare, in monete alla Zecca pubblica.

L’immagine e l’effigie del signore rappresentavano la garanzia del signore stesso sul quel pezzo di metallo il quale, da quel momento, otteneva un diverso valore rispetto al proprio nominale.

Grazie al conio, quindi, a quel pezzo di metallo veniva data nuova vita consentendogli la possibilità di venire scambiato per ottenere beni e servizi.

Ciò avveniva, però, da quel momento, senza che la moneta venisse pesata o verificata dal destinatario il quale la accettava grazie alla “garanzia” del signore sulla stessa.

Il servizio fornito dallo Stato non era certo gratuito ma si sostanziava in un prelievo alla fonte di materiale prezioso che andava a sua volta a riempire le casse dello Stato stesso.

Questo era il diritto di signoraggio: una sorta di tassa sul conio della moneta la quale otteneva “ufficialità” da parte dello stato a scapito di una sua minor concentrazione di materiale prezioso.

Il signoraggio e’ precursore dell’inflazione

Normalmente, il signoraggio poteva rappresentare un introito modesto alle casse dello Stato. Come molto spesso è accaduto, però, a partire da un certo periodo storico del signoraggio si finì con l’abusare.

Accadeva infatti che in molte aree geografiche, specialmente in quelle del bacino mediterraneo, le imposte non bastassero a far fronte alle spese correnti e, in assenza di creditori, le autorità si adoperassero a produrre grandi quantità di monete contenenti, tra l’altro, una dose sempre minore di metallo prezioso rispetto a quelle coniate nei secoli precedenti.

Va detto come, all’aumento delle monete in circolazione, non corrispondesse un altrettanto marcato aumento dei beni presenti sul mercato.

Questa diminuzione del valore delle monete rispetto ai beni in circolazione ha quindi creato il fenomeno dell’inflazione.

Non bisogna cadere però nell’errore di credere che l’inflazione possa essere derivata dalla minor percentuale di materiale prezioso (oro od argento) all’interno delle monete.

Il fenomeno inflattivo nasce invece dalla sproporzione artificialmente creata dal signoraggio tra l’immensa quantità di moneta circolante a fronte della stagnante produzione di beni acquistabili.

La moneta ha quindi finito per vedere depauperato il suo reale valore a causa della mancanza di proporzionalità stabile con il valore stesso dei beni prodotti dalle varie economie.

L’avvento della carta moneta ha ulteriormente potenziato la possibilità di estrarre profitto dal signoraggio in quanto, oltre ad aver un costo minore di produzione, ai biglietti cartacei è stato possibile assegnare valori arbitrari e spesso sempre maggiori.

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